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Un’altra IA è possibile: Torino immagina il futuro dell’educazione con giovani ed esperti

Il 16 aprile Torino ha ospitato l’evento Un’altra AI - Competenze al servizio di un territorio attrattivo e inclusivo, organizzato nel contesto del sessantesimo anniversario del Centro Internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (CIFOIL). Alla co-organizzazione hanno contribuito, oltre alla Fondazione Europea per la Formazione (ETF), numerosi attori pubblici e istituzionali del territorio piemontese: Regione Piemonte, Città di Torino, Unione Industriale, Compagnia di San Paolo, Ufficio scolastico regionale, Fondazione per la Scuola e Forma Piemonte. L'incontro si è svolto presso l’Opera Salesiana di Valdocco.

La location dell’evento è un simbolo non solo per Torino ma per il mondo intero: da qui, nel 1846, il presbitero e pedagogo Giovanni Melchiorre Bosco – noto come Don Bosco – fondò il primo oratorio, dando il via a un’esperienza educativa oggi presente in 134 paesi.

Nel saluto iniziale, Don Claudio Belfiore, vicepresidente e direttore generale del CNOS-FAP (Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale), ha richiamato l’eredità di Don Bosco e il suo metodo educativo centrato sulla persona.

“Bisogna ricollocare i ragazzi al centro, insieme al loro cammino, ai loro sogni e a tutto ciò che portano con sé,” ha detto. “Ogni seme, ogni sogno lasciato da ciascuno di noi è un dono immenso per l’intera società.”

Queste parole hanno trovato eco nell’intensa performance teatrale del collettivo Tedacà, composto da giovani tra i 17 e i 35 anni. La provocazione dello spettacolo, potente e originale, ha animato il dibattito nelle ore successive.

“Abbiamo chiesto all’arte teatrale di condensare in quindici minuti i temi della trasformazione digitale, inverno demografico, sostenibilità ambientale e inclusione sociale,” ha raccontato Stefano Merante del CIFOIL. “Un’impresa quasi impossibile, ma ne eravamo consapevoli.”

Eppure, tra musiche e letture di dati, la compagnia è riuscita a restituire con forza lo spaesamento di molti giovani di fronte a rivoluzioni tecnologiche, crisi democratiche e incertezze sul futuro. I dati sulle nascite a Torino negli ultimi 60 anni hanno incarnato il timore diffuso di mettere su famiglia, influito dalle dinamiche globali. Altri numeri, come quello sorprendente per cui  “uno su quattro prenderebbe in considerazione una relazione con un’AI”, hanno acceso il confronto tra giovani, esperti e decisori politici.

Sguardi, gesti e parole degli attori hanno emozionato profondamente il pubblico, toccando corde personali e collettive: pelle d’oca per molti, quasi lacrime per altri; è, d’altronde, questo uno dei poteri dell’arte. Dopo aver evocato futuri distopici e utopici per Torino e oltre, gli attori hanno sussurrato ai singoli partecipanti spunti per immaginare un futuro dell’educazione e della coesione sociale più motivante e umano.

“Ora mi tocca l’ingrato compito di riportarci con i piedi per terra e avviare i gruppi di lavoro,” ha scherzato Merante. “Ma, diciamolo: nessun nostro workshop, pubblicazione o studio ha la forza evocativa che l’arte ha nel raccontare la realtà.”

I tavoli tematici hanno discusso sia questioni trasversali – come rispondere alle sfide in un’ottica di rete e immaginare futuri possibili – sia contenuti più specifici. Molti partecipanti hanno concordato come la rete vada costruita e pensata ancor prima che qualcosa accada, prima cioè che ci sia un’emergenza (concetto che nel mondo attuale sta divenendo sempre più sistematico).

“Bisogna fare rete quando non ce n’è ancora bisogno,” ha notato una partecipante.

Il tavolo su Reti e Collaborazioni, coordinato da Siria Taurelli e Fabio Nascimbeni (ETF), ha sottolineato l’impatto della performance teatrale nel generare riflessioni inattese e profonde, e l’importanza di riportare tutto a una dimensione operativa, motore di ogni cambiamento politico e sociale. In questo vi è la crucialità di favorire lo sviluppo di una coscienza sociale per le imprese stesse, circostanza favorita a Torino da lunga tradizione di reti sociali che va valorizzata, probabilmente modernizzata ma ancora più promossa.

Nel tavolo su Mismatch e Orientamento professionale, guidato da Merante, si è ribadito il valore di un dialogo tra attori diversi – pubblici e privati – per rispondere ai bisogni formativi e lavorativi in modo sistemico, al fine di individuare una visione unitaria nel dialogo sulle competenze. Così come dell’importanza di fornire ai ragazzi esempi concreti e applicati di concetti astratti, come internazionalizzazione e innovazione. Al fine di ciò è importante recuperare e comunicare il valore esperienziale del lavoro, ciò che significa per ogni essere umano, e come esso si lega all’impatto dell’AI che genera nuovi lavori a cui dovremo adattarci.

Due tavoli sono stati gestiti dalle autorità locali: quello sulla Mobilità, condotto da Davide Gandolfi (Regione Piemonte), e quello su Condizioni abilitanti e territorio, coordinato da Piergiorgio Turi (Città di Torino). Entrambi hanno evidenziato la necessità di rafforzare le collaborazioni interregionali e transnazionali, così come riflettere sulla traiettoria della città negli ultimi decenni.

Il Piemonte è parte di una rete che include regioni e paesi europei, ma anche studenti provenienti da tutta Italia e dall’estero che scelgono Torino per formarsi e vivere: un’ecosistema dal florido potenziale per innovazioni negli approcci di rete e progettazione, elaborando servizi dedicati anche tramite le innovazioni tecnologiche. È stata dunque sottolineata l’esperienza di Torino come Skills City, e la sua evoluzione post-industriale (una parola che è ritornata nei dibattiti è stata, infatti, decostruzione) verso una città delle competenze senza compromettere la giustizia sociale, attraendo (e trattenendo) talenti in transito.

Infine, il focus group Dalla formazione iniziale al lifelong learning, con Stefano Molina (Unione Industriale), ha riflettuto sulla crescente centralità delle competenze trasversali. L’apprendimento non ha più limiti di età e le barriere tra formazione e lavoro si fanno sempre più labili: le competenze tecniche diventano strumenti per affrontare un percorso formativo e professionale continuo. Diverse esperienze piemontesi si muovono già in questa direzione.

Riflettendo sulle idee emerse dall’evento riguardo al futuro di Torino, Taurelli ha sottolineato che la necessità di un modello diverso, anche economico, per la città “deve tradursi in azioni concrete e scelte politiche, non solo in progetti a breve termine". 

“Le reti non sono semplicemente un insieme di regole, ma soprattutto di visioni: Torino ha bisogno di lavoro, ma anche di cittadinanza e partecipazione. Sicuramente, per generare impatto un nuovo tavolo permanente dovrà allargarsi, aprirsi e cogliere nuovi bisogni che oggi ancora non trovano voce,” ha continuato Taurelli.

Nascimbeni ha aggiunto altri due concetti chiave: “diversità e condivisione, sia all’interno della società che tra Torino stessa e il resto del mondo”.

Nelle conclusioni la vicedirettrice dell’CIFOIL, Paola Babos, ha ringraziato i partecipanti per la ricchezza di contenuti, frutto di una giornata di riflessioni sui grandi temi dell’inclusione sociale e del lavoro dignitoso, e il ruolo della formazione e dell’educazione in esso.

“Non si tratta solo di elemento tecnico, ma vere e proprie leve strategiche per la città di Torino; ed è il pensiero che abbiamo sviscerato oggi,” ha detto Babos. “Vogliamo portare a contributo le idee di oggi sull’economia sociale e sull’inclusione sociale; dal dialogo all’azione concreta”.

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